Recensione de “L’Avversario” di Emmanuel Carrère

L'Avversario di Emmanuel Carrère - Copertina - Adelphi
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Published: 2000
"L'Avversario" di Emmanuel Carrère è un romanzo-verità molto acclamato dalla critica, che narra una vicenda di cronaca francese dei primi anni novanta.

L’Avversario” di Emmanuel Carrère è un romanzo-verità molto acclamato dalla critica, che narra una vicenda di cronaca francese dei primi anni novanta.

È considerato da molti un esempio di scrittura nel suo genere, il romanzo-verità, in cui vi è una narrazione dettagliata ed estremamente fedele di fatti realmente accaduti.

Alcuni esempi celebri di questo sottogenere sono “A sangue freddo” di Truman Capote, oppure in Italia “La scomparsa di Majorana” di Leonardo Sciascia.

Gli omicidi

Il 9 gennaio 1993 il dottor Jean-Claude Romand uccide barbaramente nella loro casa di Prévessin tutta la sua famiglia: prima la moglie Florence poi la figlia Caroline (7 anni)e infine il figlio Antoine (5 anni).

Dopo questo triplice omicidio esce di casa, e va in edicola a comprare due quotidiani.

Clairvaux-les-Lacs

Successivamente prende la carabina usata per togliere la vita a moglie e figli, la impacchetta con cura, e si dirige verso casa dei genitori, a Clairvaux-les-Lacs, alle pendici del Giura.

Qui, dopo aver pranzato con i genitori (lo deduce lo zio che ha trovato successivamente i cadaveri, vedendo i piatti sul tavolo)apre il fuoco della carabina silenziata prima verso il padre, Aimé Romand e poi verso la madre, Anne-Marie.

Da Clairvaux guida fino a Parigi per incontrare un’amica ed ex amante, Corinne.
Ha un appuntamento a cena insieme a lei, a casa di un famoso medico, Kouchner.

Tenta di uccidere anche Corinne, ma per una serie di circostanze non porta a termine il sesto omicidio.

Congedatosi dalla donna, guida nuovamente fino alla sua casa di Prévessin, arrivando la mattina successiva.


Secondo il suo racconto, dopo essere tornato a casa, si è assopito sul divano, ed è uscito la mattina intorno alle undici per spostare l’auto e parcheggiarla in centro città, salutando anche un suo amico farmacista, Cottin.

Il pomeriggio ha guardato la televisione per tre ore, registrando tutto su una videocassetta dei Tre porcellini.

Verso sera, ha pensato che fosse arrivato il suo momento. Ha incendiato la casa poco prima delle quattro del mattino.

Foto Giornale Notizia L'Avversario Emmanuel Carrere

I netturbini alla vista delle fiamme hanno avvertito i pompieri che sono riusciti a salvarlo.

Si risveglierà dal coma pochi giorni più tardi.

Il dottor Romand

Cosa spinge un medico con un lavoro ed una posizione sociale invidiabili, una bella famiglia e una solida cerchia di amici, a commettere un reato così raccapricciante?

Si potrebbe pensare ad un raptus, ad una patologia mentale, o a tanti altri moventi più concreti e materiali.

La famiglia Romand

La risposta non c’è.
Anche se ci fosse, a mio avviso, non potrebbe essere sintetizzata in poche righe.

Quello che è certo, però, è che il dottor Romand non ha un lavoro invidiabile all’Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevre, come diceva.

Il dottor Romand non ha un laovoro.

Il dottor Romand non è un dottore.

La sua posizione sociale è frutto di una vita fondata sulla menzogna.

Jean-Claude Romand ha iniziato a studiare medicina a Lione, e ha completato con profitto i primi due anni di studi.

Il giorno in cui avrebbe dovuto sostenere l’esame di ammissione al terzo anno, semplicemente non è andato all’esame.

Quando i genitori gli chiesero come fosse andata la prova, lui rispose che era andata bene.

Da quel giorno in poi, soltanto menzogne, una dopo l’altra, per diciotto anni.

Sembra incredibile, ma è così che è andata.

Oggi Jean-Claude Romand è uscito dal carcere. È stato rilasciato sulla parola e vive sotto tutela in un monastero benedettino.

La genesi de “L’Avversario” di Emmanuel Carrère

All’epoca dei fatti, Carrère è già uno scrittore di romanzi e un giornalista.

Dopo aver letto della notizia della strage su «Libération», ne rimane talmente impressionato da decidere di scriverne poco dopo.

L’autore racconta che inizialmente ebbe l’impulso di precipitarsi dove si sono svolti i fatti, per indagare, ma dominò questo impulso perché, nelle parole stesse dell’autore:

«[…]Anche se avessi condotto un’inchiesta per conto mio, anche se fossi riuscito ad aggirare il segreto istruttorio, avrei portato alla luce soltanto dei fatti. […]erano tutte cose che avrei saputo al momento opportuno, ma non mi avrebbero rivelato nulla di quanto mi premeva davvero sapere: che cosa gli passasse per la testa durante le giornate in cui gli altri lo credevano in ufficio, giornate che non trascorreva, come si era ipotizzato inizialmente, trafficando armi o segreti industriali, ma camminando nei boschi.
[…]
A questa domanda, capace di spingermi a cominciare un libro, non potevano rispondere né i testimoni, né il giudice istruttore, né le perizie psichiatriche, ma solo Romand, visto che era vivo, e nessun altro.»

Si decide dunque a scrivere una lettera, nell’agosto 1993, recapitata all’avvocato di Romand.

Nessuna risposta.

Nel frattempo, Carrère pubblica un altro romanzo, vagamente ispirato alla vicenda Romand: “La settimana bianca”, che ruota intorno alla figura di un padre assassino che da solo vaga in mezzo alla neve.

A settembre del 1995, dopo oltre due anni, Romand risponde inaspettatamente alla lettera iniziale dello scrittore:

«[…]Se desidera ancora incontrarmi nel comune intento di comprendere questa tragedia, che resta per me di quotidiana attualità, dovrebbe inoltrare una richiesta di autorizzazione ai colloqui al procuratore della Repubblica, allegando due fotografie e la fotocopia della carta d’identità. […]»

Carrère inoltra la richiesta, che viene rigettata non essendo lui un parente.

Avrebbe potuto ripresentarla dopo la comparizione dell’imputato davanti alla Corte d’assise dell’Ain, prevista per la primavera del 1996.

La corrispondenza tra i due continua.

Carrère segue il processo facendosi accreditare da un giornale, e a novembre del 1996 abbandona il progetto, comunicandolo al dottor Romand.

Due anni dopo, lo scrittore si rimetterà al lavoro, e completerà l’opera che gli è valsa la consacrazione internazionale.

Tematiche e stile

Lo stile di Carrère in molte sue opere, inclusa questa, è diretto, giornalistico, una narrazione fatta in prima persona.

Le tematiche affrontate sono diverse: la famiglia, la verità, la fede, il rimorso, il pentimento.

Una fra tutte spicca, a mio parere: nel tentativo di indagare le motivazioni che hanno spinto Romand a mentire, e di conseguenza a compiere gli omicidi, l’autore ricostruisce l’infanzia del sedicente medico.

Il double bind

Il piccolo Jean-Claude Romand è figlio unico di una famiglia della giura, di condizioni modeste. Sin dall’infanzia è stato educato a sani principi.

Uno di questo principi è che bisogna dire sempre la verità.

Tutta via, la madre soffriva di un malessere (probabilmente una depressione), per cui la regola tacita era quella di non dire o fare cose che avrebbero potuto far peggiorare le condizioni della madre.

Uno scollamento tra il messaggio verbale – dire sempre la verità – e quello non verbale – mentire per non fare star male la madre – può avere degli impatti emotivi profondi.

Questa situazione (double bind)potrebbe avere influito pesantemente sulla tendenza di Romand a mentire, portando alle conseguenze estreme che conosciamo.

Inoltre, proprio l’esperienza infantile potrebbe avere influito sull’incapacità di Romand di “dare dei dispiaceri” ai propri cari.

Una delle possibili ragioni del delitto potrebbe essere data dal fatto che pur di non dispiacerli, di non metterli di fronte al fatto di essere un bugiardo, pur di mantenere in piedi il teatrino della sua vita, Jean-Claude Romand abbia preferito ucciderli.

Come avrebbe potuto dare un dispiacere tale ai genitori, che sono sempre stati fieri, pur senza ostentarlo, di un figlio così brillante?

“Per i credenti l’ora della morte è l’ora in cui si vede Dio, non più in modo oscuro, come dentro uno specchio, ma faccia a faccia. […] Per i vecchi Romand, questa visione, anziché rappresentare il pieno coronamento, aveva segnato il trionfo della menzogna e del male. Avrebbero dovuto vedere Dio e al suo posto avevano visto, sotto le sembianze dell’amato figlio, colui che la Bibbia chiama Satana: l’Avversario.”

da “L’Avversario” di Emmanuel Carrère

Overall Score

L'Avversario

"L'Avversario" di Emmanuel Carrère è un romanzo-verità molto acclamato dalla critica, che narra una vicenda di cronaca francese dei primi anni novanta.

  • Trama
  • Personaggi
  • Ritmo
  • Leggibilità
  • Ambientazione

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