La concorrenza perfetta è una forma di mercato ideale che, date le sue caratteristiche, fa si che gli imprenditori non possano fissare il prezzo di vendita (gli imprenditori sono detti price-taker, significa che prendono il prezzo come dato).
Secondo gli economisti, essa è preferibile ad altre forme di mercato, in quanto massimizza il benessere.
Andiamo ad osservare questa forma di mercato passo per passo, in modo semplice!
Perché si studia la concorrenza perfetta?
Nonostante i presupposti teorici della concorrenza perfetta siano difficilmente verificabili nella realtà, conoscere questo modello teorico è comunque importante, per una serie di motivi:
- La concorrenza perfetta è la base teorica per studiare alcune forme di mercato diverse;
- Questa forma di mercato, secondo gli economisti, è auspicabile in quanto è quella che da maggiori benefici ai consumatori;
- Anche in mercati non perfettamente concorrenziali, si trovano delle fette di mercato concorrenziale.
Fatte queste premesse, iniziamo a parlare delle caratteristiche della concorrenza perfetta.
Caratteristiche della concorrenza perfetta
Affinché un mercato possa dirsi di concorrenza perfetta, deve possedere le seguenti caratteristiche (clicca sulle caratteristiche per una spiegazione più approfondita):
Prodotti omogenei
Nessuna barriera all’entrata
Nessuna barriera all’uscita
Numero infinito di imprese price-taker
Stessa tecnologia
Nessun costo di transazione
In mancanza di questi presupposti, il mercato di concorrenza non potrà realizzarsi.
Per capire meglio questi presupposti, facciamo un esempio.
Esempio del mercato del riso
Prendiamo come esempio il mercato del riso [prodotti omogenei].
Se ci fossero tantissime aziende che vendono riso, distribuite nel territorio [numero infinito di imprese price-taker], chi volesse potrebbe aprire un negozio di riso e chiuderlo istantaneamente [assenza di barriere all’entrata e all’uscita].
Tutti i venditori di riso hanno la stessa tecnologia, quindi stessi costi di magazzino, di manodopera ecc.. e per comprare il riso non c’è nessun costo di transazione [il che è difficile, anche perché la stessa distanza del negozio dal consumatore può essere considerato un costo di transazione].
In questo esempio il mercato del riso sarebbe un mercato di concorrenza perfetta.
Avendo chiarito i presupposti, vediamo il grafico che è la parte più “tecnica“.
Grafico della concorrenza perfetta
Per capire il grafico bisogna conoscere le curve di costo e le curve di domanda e offerta, che potete trovare cliccando sui pulsanti di sotto.
Prima di spiegare la rappresentazione grafica della concorrenza perfetta, iniziamo con l’osservarlo.
Illustriamo questo grafico nel dettaglio.
La concorrenza perfetta nel breve periodo
A sinistra vediamo il mercato, e a destra la singola impresa (detta ‘Impresa rappresentativa‘, in quanto tutte le imprese sono identiche).
Nel breve periodo, si ha un prezzo di equilibrio (p*1), dato dall’incontro tra domanda (D) e offerta (S).
Questo per quanto riguarda il mercato (il piano certesiano a sinistra nel grafico).
Per quanto riguarda la singola impresa (rappresentativa di tutte le imprese, perché sono tutte uguali), il suo ricavo marginale (MR), cioè il ricavo dato da ogni unità in più venduta, è il prezzo, che è costante.
Quindi riportiamo il prezzo di equilibrio dal grafico di sinistra al grafico di destra (la linea tratteggiata continua).
Prezzo = Ricavo Marginale
L’impresa produce finché il ricavo marginale (MR, cioè il prezzo) sarà uguale al costo marginale (MC).
MR = MC
Che equivale a dire
p = MC
Nel grafico questo punto è contrassegnato dalla lettera greca α (alpha), evidenziata qui sotto.
Questo perché se produce una unità in più del bene (ad esempio un chilo di riso), quel chilo in più avrà un ricavo marginale più basso del costo necessario a produrlo (MC).
Graficamente infatti, ‘a destra‘ di alpha, cioé per quantità maggiori, la curva di ricavo marginale, cioè il prezzo, sarà inferiore (cioè più ‘in basso’)rispetto alla curva dei costi marginali (MC).
Dunque la quantità prodotta da ciascun produttore sarà qe.
Il costo sostenuto da ciascun produttore sarà dato dal costo medio (AC), moltiplicato per il numero di unità prodotte, cioè per la quantità prodotta (qe).
Il ricavo sarà dato dal prezzo (p*1) per la quantità prodotta (qe).
La differenza tra l’area di ricavo e l’area di costo rappresenta l’extra-profitto (che è l’area evidenziata in verde nel grafico).
Dal breve periodo al lungo periodo
Cosa succede nel lungo periodo?
Come sappiamo, tra i presupposti della concorrenza c’è l’assenza di barriere all’entrata e all’uscita.
L’esistenza dell’extra-profitto nel breve periodo, spingerà altre imprese ad entrare nel mercato.
Queste possono farlo facilmente data l’assenza di barriere (non hanno costi alti, non ci sono licenze limitate nelnumero come nel caso dei tassisti, dei farmacisti o dei tabaccai).
L’ingresso di queste nuove imprese nel mercato determina uno spostamento della curva di offerta verso il basso (S1→S2). Quindi un nuovo prezzo di equilibrio (p*2).
Le nuove imprese continueranno ad entrare finché ci sarà extra-profitto, sarà per loro conveniente, vista tra l’altro l’assenza di barriere all’entrata.
Le imprese smetteranno di entrare finché l’extra profitto non sarà uguale a zero.
Se il profitto è uguale a zero, perché le imprese continuano a produrre?
Quest’ultima domanda è spesso quella che genera maggiore confusione.
Facciamo una premessa. Indichiamo il profitto con la lettera greca ‘pi’ (π).
Sappiamo che il profitto è dato dai ricavi meno i costi.
π = Ricavi – Costi
Perché l’impresa dovrebbe continuare a produrre senza uscire dal mercato pur in assenza di profitti?
Il profitto nullo è il profitto economico!
Ovvero la differenza tra ricavi e costo opportunità.
Con profitto economico nullo, il profitto contabile può comunque essere positivo.
Quello che manca, in concorrenza perfetta, è l’extra-profitto, cioè il profitto economico.
C’è un approfondimento in merito a questa domanda, che può essere trovato al seguente link:
Benessere e concorrenza perfetta
L’equilibrio concorrenziale, massimizza il benessere per la società. Per questo gli economisti sono fissati sull’argomento.
Abbiamo parlato nel dettaglio di questo argomento in un post specifico che puoi visitare cliccando sul punsante qui sotto.
Domande e risposte sulla concorrenza perfetta
Perché ci sono tante imprese piccole che producono beni omogenei, quindi la loro porzione di vendita non può influire sul prezzo di mercato.
Sì. Il ricavo marginale (MR)è il ricavo derivante da un’unità aggiuntiva di un prodotto. Quindi in concorrenza perfetta, il ricavo che un’impresa ottiene, vendendo un’unità in più è il prezzo.
In altri mercati, come ad esempio il monopolio, in cui la curva di domanda dell’impresa è inclinata negativamente, il ricavo marginale è inferiore al prezzo.
L’extra-profitto è quella quantità di profitto che rimane all’impresa dopo aver coperto i costi di produzione.
In concorrenza l’extra-profitto che può esserci nel breve termine, attira nuove imprese nel mercato (che possono entrare data l’assenza di barriere all’entrata).
Di conseguenza, la curva di offerta si sposta facendo diminuire questo extra-profitto.
No. L’extra-profitto di breve periodo spinge nuove imprese ad entrare nel mercato. L’ingresso delle nuove imprese provoca uno spostamento verso il basso della curva di offerta, finché l’extra-profitto non diventa uguale a zero.
In altre parole, il profitto economico nel lungo periodo è nullo. Quello contabile sarà positivo quel tanto che basta per permettere al proprietario di continuare ad esercitare l’attività.
Con questo termine si descrive una forma di mercato che possiede determinate caratteristiche e che si basa su determinati presupposti.
Un mercato concorrenziale si basa sui seguenti presupposti:
– Prodotti omogenei
– Nessuna barriera all’entrata o all’uscita
– Numero infinito di imprese (price-taker)
– Stessa tecnologia (dunque nessun vantaggio di costo)
– Nessun costo di transazione
Come nelle altre forme di mercato, il profitto si massimizza quando il ricavo marginale(MR) è uguale al costo marginale (MC).
MR = MC
Dal momento che in concorrenza perfetta il prezzo (p)è uguale al ricavo marginale (MR) p=MR allora la condizione di massimizzazione è p = MC.
La quantità da produrre è quella quantità che rende il prezzo uguale al costo marginale.
In generale, per mercati non concorrenziali si intendono tutta le forme di mercato diverse dalla concorrenza perfetta.
Cioè il monopolio, l’oligopolio, la concorrenza monopolistica, e così via.
Il termine “concorrenza imperfetta” fa riferimento alle forme di mercato diverse dalla concorrenza perfetta e dal monopolio.
In altre parole, sono le forme di mercato che stanno “in mezzo”.
In particolare, le forme di mercato di concorrenza imperfetta più studiate sono l’oligopolio e la concorrenza monopolistica.
Le imprese concorrenziali continuano a produrre con profitto nullo perché anche se il profitto economico è nullo, quello contabile è positivo.
Abbiamo parlato di questo argomento in questo post.
Infografica
Video sulla concorrenza perfetta
Clicca sul titolo per vedere il video.
Test sulla concorrenza perfetta
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Per approfondire
Per approfondire la conoscenza della concorrenza perfetta, e delle forme di mercato in generale, puoi dare un’occhiata ai seguenti link:
- Post sulle forme di mercato
- Microeconomia 101
- Video sulla concorrenza perfetta
- Canale YouTube
- Esercizi svolti sulla concorrenza perfetta
- Breve post per capire il concetto di concorrenza perfetta
- La perdita secca