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Thomas Sowell: la fallacia della somma-zero [Economic Facts and Fallacies]

Thomas Sowell - Economic Facts and Fallacies Copertina

Thomas Sowell è un accademico americano, considerato appartenente alla Scuola di Chicago, e fellow della Hoover Institution (un think thank conservatore statunitense).

Sowell mi ha sempre colpito per i suoi ragionamenti semplici e lineari, ma al tempo stesso efficaci e rigorosi, e per la sua capacità di andare contro il comune sentire, quando questo viene contraddetto dai fatti.

Proprio di questo tratta il libro nel quale mi sono imbattuto: Economic Facts and Fallacies, che purtroppo non è stato tradotto in italiano.

Libri da leggere sull'economia - Economics Facts and Fallacies - Thomas Sowell

Thomas Sowell parla del libro in questione in questa intervista a cura della Hoover Institution:

Thomas Sowell: il potere delle fallacie

Cos’è una fallacia?

Il dizionario Treccani la definisce così:

fallàcia s. f. [dal lat. fallacia] (pl. –cie). – 1. L’essere fallace, ingannevole: […] 
2. Nel linguaggio filosofico, argomentazione credibile ma logicamente viziata e quindi falsa; è sinon., in senso ampio, di sofisma.

Si tratta di un argomentazione credibile, che però logicamente ha un vizio, un errore, qualcosa che non va.

Una fallacia è contemporaneamente plausibile e logica. È questo il punto di forza di una fallacia. Non si tratta di un’idea strampalata o assurda, ma di un’idea “attraente”, capace di convincere.

Spesso una fallacia si sostanzia nella mancanza di una semplice definizione

Un esempio è la parola “giusto“. Chi non aspira a ciò che è giusto? Tuttavia, questa parola (ed altre simili), se non è ben definita all’interno di un ragionamento, può mettere insieme persone con pensieri diversi, talvolta anche agli antipodi, proprio per la sua mancanza di definizione precisa.

Altre parole simili possono essere giustizia sociale, uguaglianza, e così via.

Chi mai potrebbe essere a favore dell’ingiustizia sociale? Però quello che per me è giustizia sociale, per te potrebbe non esserlo. Per questo è importante definire bene i termini del ragionamento.

Questa caratteristica delle fallacie fa buon gioco alla classe politica, che può creare consenso sulla base di termini non definiti, o mal definiti, e proprio per questo adatti agli scopi della classe politica.

Una fallacia è contemporaneamente:

Un errore intellettuale

Un vantaggio politico

Fallacie in economia

Le fallacie in economia abbondano.

Sfortunatamente, si traducono poi in politiche economiche che possono rendere molto difficile la vita di chi le subisce. Poiché sono frutto di idee fallaci, porteranno dei risultati (cattivi) non voluti.

Queste conseguenze non intenzionali si manifestano dopo che la politica è stata adottata.

Per questo saper identificare le fallacie non è soltanto un gioco intellettuale, ma è un importante compito, che può evitare disastri economici, e migliorare la vita di milioni di persone.

Spesso gli autori di politiche economiche frutto di una fallacia non ammettono l’errore commesso, ma, a seconda della situazione, additano come colpevole il contesto, la congiuntura economica, oppure difendono i loro provvedimenti (frutto di un’idea fallace), adducendo che senza quella politica la situazione sarebbe stata ancora peggiore.

Perché le fallacie prosperano secondo Thomas Sowell?

Per esprimere in poche parole il pensiero dell’autore (che personalmente condivido), le fallacie prosperano perché molto semplicemente noi umani abbiamo difficoltà con una semplice frase:

ho sbagliato

Nel caso poi delle politiche economiche adottate basandosi su ragionamenti fallaci, ci sono tanti altri fattori in gioco, che spingono i sostenitori di queste idee a non ammettere l’errore e a tenere in piedi il ragionamento fallace: un politico potrebbe concludere la sua carriera, un intellettuale potrebbe non avere più spazio sui giornali, o non vendere altrettanti libri.

Insomma, la verità è troppo rischiosa (politicamente, finanziariamente e psicologicamente)per alcune persone.

Inoltre, un altro punto di forza delle fallacie sta nel fatto che quando una politica fallace ha delle conseguenze inattese che si manifestano dopo anni, molte persone non possono (o non vogliono)risalire all’autore di quella politica disastrosa.

La fallacia della “somma zero

In “Economic Facts and Fallacies“, Sowell identifica 5 pattern di fallacie che ricorrono in economia. Il primo che viene descritto è la fallacia della somma zero (The zero-sum fallacy), che consiste in quanto segue.

Moltissime persone assumono che le transazioni economiche siano “a somma zero“: quello che viene guadagnato da un soggetto, viene perso dall’altro soggetto che fa la transazione.

In realtà, non è assolutamente così:

quando una transazione economica volontaria avviene, entrambe le parti ne traggono beneficio.

Per essere un po’ più precisi, quando due persone effettuano una transazione, ci sono una serie di possibili ‘modalità‘ per effettuarla, più convenienti per una parte o per l’altra.

Un esempio di fallacia della somma zero

Facciamo un esempio: ipotizziamo che Franco abbia una bici, e che Ciccio voglia comprarla. Franco vuole vendere la sua bici a NON meno di 5 €, mentre Ciccio vuole comprarla a NON PIÙ di 10 €.

Franco
Vuole vendere la bici per
NON meno di 5 €

Ciccio
Vuole comprare la bici per
NON più di 10 €

Quindi se la bici viene venduta, ad esempio, a 6€, sia Franco che Ciccio stanno meglio. Franco ha guadagnato 6 € (ed era disposto a vendere anche a 5 €), mentre Ciccio ha “guadagnato” 4 € (dal momento che era disposto a pagare fino a 10 € per la bici, ma ha finito per pagarla soltanto 6 €).

Questo argomento, in maniera un po’ più rigorosa, è trattato nel post sul surplus del consumatore.

Dunque, ci sono una serie di possibilità che rendono sia Franco che Ciccio più ‘ricchi’. Queste possibilità sono quelle che intersecano le preferenze di Franco e le preferenze di Ciccio.
Ovvero, ci deve essere un’intersezione tra le preferenze di due soggetti.

Quando il Governo entra in scena per aiutare una o l’altra parte, sulla base della fallacia logica descritta, molto semplicemente le possibilità percorribili sono di meno, perché devono intersecarsi le preferenze di tre soggetti:

  • Le possibilità che vanno bene a Franco
  • Quelle che vanno bene a Ciccio
  • Infine le possibilità che vanno bene al Governo.

Se, ad esempio, il Governo imponesse un prezzo massimo di 4 € sulle biciclette, per aiutare i compratori, questa transazione non avverrà, perché Franco è disposto a vendere a non meno di 5.

Oppure, se imponesse un prezzo minimo di 8 €, avrà ridotto le possibilità di Franco e di Ciccio di effettuare la transazione.

Proviamo a mostrare questo fatto graficamente. Se ci sono soltanto Franco e Ciccio, senza limiti imposti dal Governo, si ha questa situazione:

Quando invece il Governo entra in gioco, la situazione è questa:

L’autore porta diversi altri esempi, nei quali l’intervento dello Stato determina una riduzione del benessere delle parti in gioco. Vediamoli brevemente.

Tetto sul prezzo degli affitti

Urlando lo sloga di volere aiutare gli affittuari, molte amministrazioni pubbliche nel mondo hanno imposto un tetto massimo al prezzo degli affitti.

L’intento di questo limite ai prezzi è ovvio, quello di aiutare gli affittuari a trovare casa ad un prezzo ragionevole.

Il ragionamento è semplice (in apparenza): meno soldi nelle tasche dei proprietari e dei costruttori e più soldi nelle tasche degli affittuari (che pagano l’affitto meno caro).

Tuttavia, i fautori di queste norme, non hanno fatto i conti con la fallacia logica del loro ragionamento, e con le conseguenze inattese che queste politiche comportano.

Un controllo sui prezzi degli affitti porta inevitabilmente meno persone a costruire case destinate al mercato dell’affitto (perché le possibilità di guadagno sono ridotte)e anche meno proprietari a dare le case in affitto.

Questo si sostanzia, dopo qualche tempo, in un’offerta di case inferiore. Quindi molte persone in cerca di una casa in affitto non la troveranno, semplicemente perché non ci sono case in circolazione, quindi proprio per via del provvedimento che era stato varato per aiutarli.

Inoltre, un altro effetto collaterale è che la minore spinta competitiva tra i proprietari e i gestori di case per l’affitto, porta un’attenzione inferiore alla manutenzione e alla riparazione degli edifici, con conseguente diminuzione del numero di fornitori dei servizi ausiliari (manutenzione, riparazione ecc…).

Dunque gli edifici si deteriorano più velocemente e allo stesso tempo, si costruiscono meno edifici (per via del tetto sul prezzo degli affitti).

Alla fine, si ha un offerta di case per l’affitto inferiore. O, in altre parole, si ha un eccesso di domanda.

Se volete, potete analizzare questa situazione concettualmente, con l’ausilio del modello della domanda e dell’offerta (è un esercizio utile. alragionamento).

Altri esempi

Thomas Sowell da decine di altri esempi nel libro, tra cui il caso in cui lo stato regola la paga, le condizioni di lavoro e i benefici dei dipendenti.

Oppure ancora, quando i governi delle nazioni del terzo mondo intervengono vietando il commercio con l’estero e gli investimenti esteri, per evitare di essere sfruttati.

Quest’ultimo esempio, in particolare, mostra la fallacia logica della “somma zero” alla perfezione. Il ragionamento che molti fanno a priori è il seguente:

Un’azienda estera vuole investire in un paese del terzo mondo

quindi

L’azienda estera ci guadagnerà

quindi

Il paese del terzo mondo ci perderà (sarà sfruttato)

L’evidenza dice tutt’altro. Le nazioni povere, che si sono aperte al mercato, hanno tutte visto un miglioramento della loro ricchezza. Si pensi ad Hong Kong, alla Corea del Sud, a Singapore, ma soprattutto all’India e alla Cina, che dopo essersi aperta al mercato, è diventata una superpotenza economica.

Per concludere, chi volesse approfondire l’argomento, può leggere il libro, purtroppo disponibile solo in inglese, perché è scritto bene, è pieno di spunti di riflessione, e di fatti interessanti.

“Economic Facts and Fallacies” – Thomas Sowell – Edito da Basic Books

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