Molto spesso, a torto o a ragione (a mio avviso a torto), L’arte della guerra (titolo originale: Sun Tzu ping fa, L’arte della guerra del maestro Sun)viene inserito tra i trattati sulla strategia economica, come un testo valido per i manager che vogliono formarsi.
Ripeto che questo assunto è secondo me senza basi, come lo è l’assimilare la guerra alla competizione economica. Fatta questa premessa vediamo perché spesso questo breve trattato di strategia militare viene assimilato ad un trattato di management.
Il testo è diviso in tredici capitoli, ognuno dei quali tratta un tema specifico, prenderò alcuni passi che hanno richiamato la mia attenzione, e osserverò in che modo possono, secondo me, avere a che fare con il management e l’economia.
Secondo Sun Tzu sono cinque gli elementi fondamentali di cui tenere conto nel definire le proprie strategie.
Il primo degli elementi fondamentali è il Tao, il secondo è il Cielo (inteso come condizioni climatiche e atmosferiche), il terzo è la Terra (intesa come terreno, con i suoi avvallamenti, i suoi altopiani ecc…), il quarto è il Comando, il quinto è la Dottrina (intesa come l’addestramento e la preparazione).
Il primo degli elementi fondamentali è il Tao […] «Il Tao» è tutto ciò che induce il popolo a essere in armonia con i suoi capi, per la vita e per la morte, sfidando anche il pericolo estremo.
«Il Tao» può essere visto come la leadership, la capacità di ottenere dai propri collaboratori il massimo, di non essere despota, ma di riuscire a motivare e ottenere da tutti i partecipanti all’azienda il massimo.
«Il Cielo» è da intendere come l’azione complessiva delle forze naturali: il giorno e la notte, il cielo sereno e quello nuvoloso, il freddo in inverno, il caldo in estate, la necessità di condurre le operazioni in armonia con le stagioni.
«La Terra» riguarda le distanze, e se il territorio da percorrere è agevole o accidentato, se è spazioso o ristretto, e le eventualità di sopravvivenza o di morte che offre.
Entrambi questi fattori fondamentali possono essere visti come un’analisi delle opportunità e delle minacce (analisi SWOT, Strenght, Weakness, Opportunity, Treat), bisogna cioè, in relazione alle situazioni, come ad esempio la situazione economica generale, saper riconoscere i punti di forza e di debolezza, le opportunità e le minacce, e cercare così di trasformare i punti di debolezza in punti di forza e le minacce in opportunità.
«Il Comando» è inteso come le qualità di saggezza, di lealtà, di benevolenza, di coraggio e di severità del generale.
Anche qui ritorna il tema della leadership.
«La Dottrina» è intesa come l’organizzazione e il controllo, la nomina di ufficiali adeguati al grado, ossia la gerarchia, e la gestione dei mezzi di sussistenza necessari all’esercito, ossia la logistica.
E qui si potrebbe fare un rimando alla gestione delle risorse umane, all’organizzazione dell’impresa, alle aree funzionali, alle divisioni, al potere dei dirigenti e dei quadri aziendali, alla scelta di essi, al binomio sforzi richiesti/prospettive di ricompensa offerte (Vittorio Coda).
Il testo poi vede nel dettaglio questi cinque punti ed altri che un buon generale deve conoscere e governare se vuole avere successo nell’Arte della guerra, e in tutti questi capitoli si può ravvisare una connessione (secondo me molto flebile)tra l’arte della guerra e il management.
In definitiva credo che il trattato sia in certi tratti interessante e che valga la pena leggerlo (anche perché è molto breve, si legge in un’ora molto facilmente), non a caso l’esercito statunitense lo ha inserito tra i testi che devono trovarsi nelle biblioteche delle proprie unità, sapendo però che ha poco a che fare con il management, e che non è il Sacro Graal, capace di formare manager capaci ed illuminati.