Il prezzo della benzina in Italia è alto. Probabilmente anche voi vi siete posti la domanda che mi pongo io ogni volta che faccio benzina, ovvero: ‘ma perché c***o la benzina costa così tanto?‘
Allora, cercando di darmi una risposta, mi dico che è perché il distributore ha dei costi alti, che vuole guadagnarci troppo, che le compagnie petrolifere aumentano i prezzi, che vivendo io in Sicilia i costi di trasporto sono maggiori, e invece NO!
La maggior parte del prezzo della benzina è costituito da accise, ovvero tasse.
Il fatto che il prezzo della benzina in Italia sia troppo alto è, appunto, un fatto, non è una lamentela come tante se ne sentono nel nostro Paese.
Ecco una statistica elaborata dall’EUROSTAT (l’ente statistico europeo, l’omologo della nostra ISTAT), riferita alla seconda metà del 2015.
Fonte EUROSTAT |
La parte della tabella che ci interessa è quella centrale, relativa al diesel per automobili (automotive diesel); ‘without taxes and duties‘ significa ‘al netto di tasse e dazi, mentre ‘At-the-pump price‘ significa ‘prezzo alla pompa’.
I prezzi sono medi.
Il prezzo alla pompa è il secondo più alto di Europa, dopo il Regno Unito, ma il prezzo al netto delle tasse invece è in linea con gli altri Paesi.
Come vediamo il prezzo alla pompa in Italia è di 1,31 €, mentre il prezzo senza tasse né dazi è di 0,46 €.
C’è una differenza di ben 85 centesimi per ogni litro!
Una domanda sorge spontanea: a chi vanno questi 85 centesimi in più?
Una parte di certo andrà al distributore, ma la maggior parte di questa differenza va allo Stato Italiano.
La cosa però che è più incomprensibile, e che fa più rabbia, è il motivo per cui si pagano queste tasse.
Dal sito web del Dipartimento delle Finanze:
“Nel prezzo della benzina […]sono attualmente incluse dodici accise, per far fronte a momentanee situazioni di emergenza, con la seguente cronologia:
- 1,90 lire per la Guerra di Etiopia del 1935;
- 14 lire per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
- 10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963;
- 10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966;
- 10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968;
- 99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976;
- 75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980;
- 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
- 22 lire per il finanziamento della missione UNMIBH in Bosnia Erzegovina del 1966;
- 0,02 € per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
- 0,005 € per l’acquisto di autobus ecologici del 2005;
- da 0,0071 € a 0,0055 € per il finanziamento alla cultura nel 2011;
- 0,0073 € in attuazione del D.L. n. 34/2011 per il finanziamento della manutenzione e la conservazione dei beni culturali, di enti ed istituzioni culturali;
- 0,040 € per far fronte all’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011, ai sensi della legge n. 225/1992.“
Si, avete capito bene, nel prezzo che OGGI paghiamo sono incluse le accise per la Guerra di Etiopia del 1935.
Questo è il link del Dipartimento delle Finanze, da dove ho estrapolato questa lista.
È ovvio che questo ha conseguenze non soltanto nel momento in cui andiamo a fare benzina, ma ha delle conseguenze importanti su tutta l’economia!
Di tanti beni sui quali far gravare le tasse (come se in Italia non si pagassero abbastanza tasse, ma questa è un’altra storia), si sceglie proprio la benzina!
Anche per quanto riguarda l’elettricità e il gas non ci facciamo mancare niente, i prezzi sono comunque tra i più alti in Europa.
In particolare, il prezzo dell’elettricità per usi industriali, nel 2015, è il secondo più alto d’Europa, dopo il Liechtenstein!
Si, il titolo di questo post mi sembra azzeccato. Mani in alto, questa è una rapina!